I “più bravi” non aspettano la fine dell’anno..

Nelle aziende più strutturate, esistono revisioni di performance annuali: momenti in cui a fine anno le persone possono confrontarsi con i propri manager su “come sono andati”..

Al di là dei limiti di questo sistema di revisione (un metodo che prevede feedback unidirezionali, spesso poco orientati al miglioramento continuo e basati sul raggiungimento di numeri impostati ad inizio anno che nella maggior parte dei casi sono quasi sempre “superati” dagli eventi), c’è un’altra considerazione da fare che riguarda le persone più talentuose: non amano aspettare un anno…

Quelli che si definiscono i “top performer” (che poi non sono altro che “persone giuste” messe “al posto giusto” nel “momento giusto”), sono generalmente persone che hanno una propensione naturale per il “miglioramento continuo” e che necessitano di feedback costanti, di un monitoraggio aperto, di stimoli e di correzioni durante tutto il loro percorso.

Ognuno è a suo modo un top performer (se non lo è, è perché semplicemente non è “la persona giusta nel posto giusto” e magari si esprime al massimo “fuori dall’azienda”), ed ogni persona che trova un senso in quello che fa e che vuole migliorarsi, difficilmente è contento di aspettare un anno per avere elementi utili per fare progressi.

Il lavoro dovrebbe essere come uno sport, un hobby ed una passione in cui ogni individuo punta ad un scopo elevato che, per essere raggiunto, ha bisogno di feedback immediati, specifici, aperti ed orientati alla crescita: cosa succederebbe ad un atleta se invece di rivedere la sua partita dopo averla giocata la rivedesse dopo un mese?!?

Nessuno ama ricevere feedback su quello che fa dopo un anno… a meno che il feedback non sia relativo ad un’attività che non ama fare… ma se è così… forse più che dargli un feedback, è meglio cambiargli posto….

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