Il peggior nemico di chi ha ambizioni professionali
Nel 374 a.C. Isocrate (educatore atenese), scrisse inconsapevolmente una lettera ai giovani manager del XXI secolo.
La lettera, suonava più o meno così (le parti fra parentesi sono aggiunte):
- Nessun ornamento (titolo/bonus) dona quanto la modestia, la giustizia e l’autocontrollo;
- Pratica l’autocontrollo e disdegna gli adulatori (yes men) come fossero mistificatori;
- Sii affabile con quelli che si rivolgono a te e mai sprezzante perché la superbia degli arroganti è mal sopportata persino dagli schiavi (sottoposti/collaboratori);
- La cosa migliore che abbiamo in noi è la bontà di giudizio (buon senso) poiché la virtù nel più modesto dei mezzi, è una mente solida in un corpo umano
La lettera fu scritta in realtà al figlio di un amico, con lo scopo di dargli dei precetti per gli anni a venire e metterlo in guardia dai rischi dell’ambizione senza controllo.
A quasi 2500 anni di distanza, il testo conserva ancora tutto il suo significato perché quello da cui Isocrate mette in guardia è uno dei più grandi ostacoli verso qualsiasi risultato: l’ego.
Da millenni l’ego è funzionale alla crescita ed all’ascesa… ma contribuisce in maniera altrettanto incisiva ad una facile caduta (spesso inibendo la capacità di rialzarsi dopo un fallimento).
Domare l’ego e sfruttarne solo la parte funzionale fa tutta la differenza sul lungo termine perché il modo con cui si riesce a gestire il proprio ego determina non solo la reazione ad un fallimento o il raggiungimento di un “successo” professionale ma anche la qualità di una vita intera (dentro e fuori dall’ambiente lavorativo).
bibliografia: #41/2021