“Molti credono di pensare.. quando in realtà si limitano a rimescolare i loro pregiudizi”

Lo scrisse William James (filosofo e psicologo, New York 1842) ormai quasi 200 anni fa sottolineando una prerogativa della nostra specie tanto attuale quanto rimasta intatta fin dalla notte dei tempi (a tal punto da poterla considerare un’evergreen..).

Nel medioevo questo “difetto” portava a portare chi pensava diversamente sulla ghigliottina o sul banco delle inquisizioni… adesso fortunatamente solo emarginazione o celebrazioni (Steve Jobs, celebre ambasciatore del “think different” fu soggetto sia all’una che alle altre).

Crediamo che l’intelligenza sia univocamente riconducibile alla capacità di pensiero o alla velocità con cui i pensieri fluiscono nella mente.

Crediamo che aver studiato per anni ed aver acquisito un vantaggio competitivo supportato da dei titoli o da una posizione sia sufficiente per ritenerci buoni manager (o “pensatori”)

Ma la verità che suggerisce l’aforisma è che la vera capacità di “pensare” nasce dalla consapevolezza di non sapere, dal mettere in discussione le proprie conoscenze (che per quanto elevate sono limitate al tempo in cui viviamo ed al nostro settore specifico): tutto il resto è un rimescolamento di pregiudizi e di verità date per assunte..

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