I principi del successo

di Ray Dalio pagine 567 17 Agosto 2020

Cosa succede quando si usa la logica e si mette la matematica a servizio di un fattore emotivo?

Vale la pena mettersi nei panni degli altri? E’ possibile farlo nel businness e che risultati può avere?

Può un’azienda sistematizzare l’empatia e renderla un fattore competitivo superando non solo i propri competitor ma anche il mercato stesso?

“Le conseguenze dolorose dei miei errori mi hanno spinto a passare dalla prospettiva del “so di avere ragione” a quella del “come faccio ad avere ragione?”

Ray Dalio è una delle cento persone più ricche al mondo (Forbes) ed è il fondatore di Bridgewater, quinta impresa privata più importante degli stati uniti (Fortune).

Con un concetto tanto banale quanto rivoluzionario, Ray Dalio ha smesso di lavorare per “posizioni” ed ha iniziato a chiedersi se non valesse la pena mettersi in discussione e comprendere a fondo il punto di vista degli altri in maniera scientifica al fine di capire di volta in volta quale fosse “il migliore”.

Con metodo rigoroso, ha cominciato ad analizzare gli input di tutti i suoi collaboratori, pesandoli in base alla loro credibilità (frutto di un rigoroso metodo di classificazione indipendente dal ruolo rivestito in azienda) e prendendo decisioni in accordo.

Ha strutturato tutta una serie di principi, sistematizzando i processi decisionali ed impostando quindi una specia di algoritmo per stabilire la decisione migliore da prendere ogni volta.

Oltre a questo si è spinto oltre, mettendo in piedi un processo di analisi dei risultati che gli ha permesso di affinare ulteriormente la qualità delle decisioni del suo gruppo al fine di togliere di mezzo tutti i possibili errori.

Dalio non è un inguaribile romantico nè un poeta, ma un uomo di affari con un acumen sopra la media, che ha sfruttato l’effetto leva per mettere a profitto la moltitudine di contributi provenienti dalle migliori risorse dell’azienda: ha sfruttato l’empatia e l’ha messa al servizio del suo businness, il che gli ha dato un vantaggio enorme su tutte le altre aziende sue competitor (Bridgewater è in ambito finanziario una delle pochissime aziende ad aver superato con profitto la crisi del 2008).

Si potrebbe definire un “approccio analitico” all’empatia.. che non trascura la parte pragmatica di “eliminare contributi non rispondenti a criteri d’eccellenza” ma che indubbiamente permette di accedere ad un ampio bacino di opzioni provenienti da persone qualificate e riconoscibili come esperte nell’argomento invece di ridursi alla inevitabile maggiore fallabilità di una singola persona (per quanto in gamba o posizionata più in alto nell’organigramma aziendale).

Un approccio peraltro incredibilmente futuristico vista la crescente capacità di elaborare dati da parte di calcolatori sempre più efficienti (che possono quindi sfruttare l’AI per catalogare, ordinare e selezionare i processi che vanno bene da quelli che hanno causato problemi, stabilendo sul lungo periodo chi è il decisore migliore, quando chiedere una cosa a tizio piuttosto che a caio e così via).

1 Comment

  1. Ottimo articolo! Complimenti.
    Sarebbe interessante analizzare la metodologia utilizzata da Ray Dalio.
    Sono d’accordo su utilizzare l’empatia in modo sistemico e avvalendosi anche di dati e algoritmi, ma ci deve essere un ottimo Leader a coordinare questo importante progetto che non sia solo imprenditore, ma un imprenditore innovativo con elevate Soft Skills.

    Le valutazioni di Skill Evaluation e Talent Review se ci pensi usano già un metodo simile: quantificano un dato prettamente qualitativo.
    Anche se la soggettività rimane perché chi effettua la valutazione è pur sempre una persona con le sue emozioni e sensazioni.

    Mi auguro però che sia sempre la persona ad interpretare il dato dell’algoritmo (ma presumo sia così nel caso di Ray Dalio), perché a mio avviso è la persona che gioca un gioco cruciale e deve prendere la decisione finale!

Leave a Comment