Creatività e lavoro: perchè in un’azienda è sconveniente omologarsi

Nelle aziende più evolute si parla di diversity, si incentiva lo sviluppo della propria personalità e si promuovono modalità “think different”, ma nonostante questo la prima reazione a qualcosa di “diverso” è spesso riconducibile più ad un’era pre-industriale che a concetti da “industria 4.0”.

Dopo aver rinunciato alle convenzioni, ho deciso deliberatamente di portare a lavoro un’agenda disegnata da mio figlio (che l’aveva vista sul tavolo un giorno in cui ero in smartworking e che aveva avuto la brillante idea di usarla come tavolozza per le sue opere…).

Dopo che lui aveva dato sfogo alla sua creatività, ho deciso che avrei “dato sfogo anche alla mia”, portando a giro l’agenda nelle riunioni di lavoro pur avendone un’altra del tutto “anonima”.

Le reazioni che ho potuto osservare sono state tanto “diverse” quanto prevedibili: se entri in una qualsiasi riunione con un’agenda personalizzata (quando ne sono state distribuite migliaia tutte uguali), si crea un imbarazzo iniziale a meno che tu non sia un alto dirigente con skills “a prova di tutto” o un fuoriclasse di categoria superiore (in tal caso però avresti dovuto già fondare una multinazionale o aver acquistato partecipazioni azionarie di maggioranza in un “unicorno”).

Mostrare un approccio diverso in un ambiente formale porta ad una “disruption” delle regole che nella migliore delle ipotesi viene apprezzata solo “sottobanco”.

E mentre la maggior parte dei colleghi può caldeggiarne l’idea di fondo (sempre che abbiano un figlio e che al tavolo non ci siano i propri superiori), c’è sempre qualcuno mette palesemente in dubbio non solo l’adeguatezza dell’oggetto ma anche la tua professionalità.

Il problema vero (a parte l’ agenda) è che troppo spesso una professionalità viene giudicata dalla forma e dalle consuetudini… almeno finchè i “contenuti” non monopolizzano l’incontro riportando la questione sui binari (lavorativi) giusti.

L’enorme contraddizione in tutto ciò è che storicamente la percentuale di persone con “personalità omologata” che hanno tirato fuori soluzioni “rivoluzionarie per un businness” è statisticamente molto bassa e se è vero che non bisogna “esagerare”, è anche vero che si può usare il buonsenso evitando di adeguarsi a delle convenzioni quando queste diventano sempre più “vincolanti” o impattanti sul nostro modo di vivere.

In conclusione…. che si parli di un’agenda o di qualsiasi caratteristica “diversa”, evitare di mostrarla per accondiscendere gli altri (o quello che gli altri possono pensare) è un approccio fondamentalmente illogico.

Viceversa mostrarsi per quello che è la realtà  (includendo anche quello che si fa o che si è fuori dall’ambiente di lavoro), ha un effetto positivo non solo per le proprie performance lavorative ma anche per  l’azienda per cui si lavora.

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