
L’importanza di (alcune) lamentele..
Un giorno un gruppo di dipendenti di Salesforce fece un gruppo su Chatter (piattaforma di scambio della stessa azienda) col nome “esternazione delle lamentele”.
Le lamentele erano rimostranze in merito alla vita aziendale ma anche problemi tecnici che richiedevano attenzione e supporto.
I dirigenti di alto livello, come spesso avviene anche in altre realtà delle dimensioni di Salesforce, si affrettarono a suggerire al CEO un modo per sbarazzarsene.
L’amministratore delegato riconobbe però l’importanza fondamentale di ciò che stava dietro le lamentele e chiese di mettere la chat integrale su un mega schermo.
Si dice che la usasse anche nelle presentazioni ufficiali senza sapere preventivamente di cosa i dipendenti si sarebbero lamentati..
“Questo è il modo con cui resto in contatto con la mia azienda in questo momento: posso scorrere la pagina e leggere che problemi sta affrontando ogni persona”.
La trasparenza, con i dovuti filtri, non serve solo a stare a fianco dei dipendenti: serve anche e soprattutto ad essere a conoscenza dei problemi, mettendosi così nelle condizione di poterli risolvere e creare un ambiente migliore e più performante.

Per avere un gruppo di persone coraggiose, è sufficiente stimolare il coraggio.
Chi è che non vorrebbe un team di persone indipendenti e coraggiose in grado di prendersi le proprie responsabilità e portare risultati in autonomia?
Ma in quanti riescono a incoraggiare i propri colleghi o collaboratori spingendoli a dare il massimo?
Per ricevere bisogna dare…. e per avere dipendenti coraggiosi è necessario infondere fiducia.
PS: Endurance è un consiglio di lettura e una storia vera di un capitano in grado di dare e ricevere “coraggio”

Il branding è un ottimo prodotto su cui qualcuno ha messo la faccia…
Giovanni Rana aveva una piccola azienda quando i commerciali di Barilla lo chiamarono per chiedergli se voleva venderla: prevedevano che il mercato si sarebbe aperto alla pasta fresca e loro non coprivano quel settore.
Dopo che Rana disse di no alla loro forza commerciale, si fece vivo “Barilla in persona”..
Gli fece un’ottima offerta ma lui continuò a dire di no: decise che la sua pasta fresca di ottima fattura l’avrebbe pubblicizzata lui e cominciò ad andare in TV accostando la sua faccia rassicurante a un prodotto di qualità.
Il resto è storia e la morale è semplice: se avete un prodotto di qualità metteteci la faccia, rendetelo unico e non vi curate di chi può copiarlo.
Il branding di una persona o di un’azienda è essenzialmente investire nel proprio prodotto, renderlo credibile e metterci la faccia con onestà e trasparenza… come ha fatto Giovanni Rana.

Formula X (#20/2023)
Come si fa a passare da un’organizzazione lenta e inflessibile a una agile e performante?
Non c’è una risposta univoca a questa domanda perché ogni situazione è diversa: le dimensioni, il mercato di riferimento, la storia, il management, la leadership e la capacità di trasformare gli ambienti, sono tutti elementi fondamentali per capire se un’organizzazione è in grado di affrontare o meno questo tipo di transizione.
Tuttavia a prescindere dalla condizione di partenza, il percorso di cambiamento parte sempre dal:
– Velocizzare e snellire i processi senza sacrificare la qualità;
– lavorare sull’efficienza e sulla comunicazione interna;
– costruire un nuovo modello di leadership;
– plasmare una nuova mentalità aziendale nella quale le persone riescono a essere coinvolte e responsabili di quello che fanno.
Per fare tutto questo serve prima di tutto una strategia… che può essere “copiata”, prendendo a riferimento mercati e realtà che fanno della velocità e dell’efficienza un requisito imprescindibile.
“Formula X” è una business novel che parla di come, partendo da quello che fanno quotidianamente all’interno di un box di formula uno (un ambiente veloce ed efficiente per definizione), si possano prendere spunti utili per implementare metodologie “agili” all’interno di ogni azienda.
Alcuni take aways:
– l’accelerazione in azienda (e in formula uno), segue le leggi di Newton: per accelerare si deve o ridurre la massa o aumentare la potenza;
– la velocità costante ed elevata non sempre funziona: quando si cambia direzione bisogna essere in grado di rallentare e riaccelerare al momento giusto;
– la velocità dipende dai “tempi sul giro”… che si migliorano passo dopo passo con la pratica e la costanza;
– le riunioni più lunghe non si fanno mentre si corre, ma all’inizio e alla fine (per stabilire quello che c’è da fare e per analizzare quello che deve essere migliorato);
– tutti devono conoscere scopo e priorità (essere trasparenti per eliminare inefficienze, usare il potere dell’intelligenza collettiva ed eliminare i “silos”);
– ognuno al suo posto: dare fiducia senza creare ridondanza, lasciando che le persone si assumano la responsabilità di quello che fanno nel rispetto dell’obiettivo della “squadra”.
#business #agile #cambiamento

Nella solitudine spesso si nasconde l’ispirazione
Qualche sabato fa, dopo un anno di macerazione ho ripulito la compostiera e preparato il giardino per la stagione primaverile: un lavoro manuale che mi ha costretto a stare una giornata fuori da qualsiasi interazione con lo smartphone o con altre persone.
È stato un momento di beata solitudine, di contatto con la terra calda e non con i freddi tasti di una tastiera o di uno schermo.
La solitudine è qualcosa che non ci è familiare perché siamo abituati a cercare costantemente relazioni e attenzione.
I social e la dimensione digitale contribuiscono ad aumentare quel rumore che toglie spazio all’introspezione e alla propria componente creativa.
Le relazioni col mondo esterno e con le persone sono fondamentali ma spesso è nella solitudine che si ritrova la pace e talvolta anche il proprio talento.
“Il dialogo arricchisce la comprensione, ma la solitudine è la scuola del genio” diceva Edward Gibbon.
È stato così per molti grandi: da Descartes, Newton, Locke, Pascal, Kant, Leibniz, Schopenhauer, Nietzsche.. e può valere per molti di noi molto meno “dotati”.
Quando capiamo che la solitudine può essere fonte di ispirazione e allontanamento dalla pressione sociale, si comincia a non averne paura e a cercarla periodicamente per ritrovare la concentrazione, riscoprire le proprie passioni e maturare intuizioni utili per il nostro lavoro.
È controintuitivo ma spesso funziona.

Troppo comodi (#19/2023)
Siamo circondati da comfort e comodità come mai prima d’ora nella storia umana.
Eppure soffriamo di stress e le nostre vite iperprotette e caratterizzate da un’abbondanza mai sperimentata finora, potrebbero essere la causa di molti dei disturbi di salute fisica e mentale dei nostri tempi.
“Una gran quantità di studi radicalmente nuovi mostra che le persone danno il meglio di sè e sono fisicamente e mentalmente più resistenti dopo aver sperimentato gli stessi disagi a cui erano esposti ogni giorni i nostri antenati”.
“Troppo comodi” è un’avventura e un coraggioso invito a infrangere i confini della tanto discussa “comfort zone” non in senso esclusivamente psicologico ma in senso letteralmente fisico.
Nella sua avventurosa ricerca, l’autore si è confrontato con alcuni dei visionari e degli innovatori più fuori dagli schemi, scoprendo quanto esporci a una serie di scomodità e di condizioni al limite può aiutarci a riconnetterci con la natura e con un lato selvaggio che fa parte del nostro DNA (e che contribuirebbe ad aumentare la nostra salute e la nostra felicità).
Il viaggio di Easter è divertente e illuminante… e fa riflettere come il tentativo di riappropriarsi di una dieta più primitiva, della noia creativa e di altri disagi, sia un ottimo metodo per eliminare la depressione, riaccendere la nostra capacità di percepire meglio l’ambiente che ci circonda, salvarsi dalla disattenzione digitale e recuperare il nostro lato “umano”.

La cura di un padre è parte delle caratteristiche che contraddistinguono una buona leadership..
Un padre fa quello che dovrebbe fare un buon leader: accompagna, insegna, educa, cresce, ascolta ed è in grado di sopportare il carico delle persone di cui ha una responsabilità.
La figura genitoriale non è un accostamento corretto quando si parla di leadership e ambienti professionali perché nelle aziende il rapporto fra due persone dovrebbe essere sempre adulto-adulto e mai adulto-bambino (o peggio ancora, come a volte succede, bambino-adulto).
Tuttavia il modo con cui un padre si prende cura dei propri figli perdonando gli errori ma dando contemporaneamente l’esempio e fornendo i feedback correttivi necessari, è fondamentale anche sul lavoro.
Cura, attenzione, responsabilità, preparazione e spalle larghe sono tutte cose che caratterizzano sia un buon padre che un buon leader.
E l’esempio… che rimane fondamentale a prescindere dal ruolo..

Molti degli imprenditori più innovativi, nel momento in cui hanno avuto l’ispirazione per una nuova iniziativa, sono sempre stati mossi da domande precise.
Ancora oggi Michael Dell si ricorda che la sua idea di fondare “Dell Computer”, era venuta dal domandarsi perché un computer costasse all’epoca cinque volte la somma dei suoi componenti.
In una domanda apparentemente sciocca, si nascondeva il potenziale di una soluzione fuori dagli schemi: Dell andò alla ricerca della risposta, non accontentandosi dello status Quo e creando il modello di business che abbassò i prezzi e fece diventare Dell una potenza nel settore.
Nel processo di farsi continuamente domande sul perché le cose sono come sono, ci sono potenziali risposte per cambiarle.
Anziché constatare che “abbiamo fatto sempre così”, cominciare a domandarci “perché abbiamo fatto sempre così”, potrebbe condurci a trovare nuovi modi (più efficaci) di fare quello che facciamo ogni giorno.
Liberamente tratto da: “Nelle domande c’è la risposta: La via innovativa alle soluzioni, nel lavoro e nella vita” di Hal Gregersen

Se cercate un talento, non guardate a quanto una persona è coscienziosa…
Ci sono cinque fattori di personalità che spesso sono usati per fare recruiting e per individuare i tratti caratteristici di un candidato.
Sono: nevroticismo, estroversione, apertura all’esperienza, gradevolezza e coscienziositá.
Generalmente, per lavori “standard”, la coscienziositá (ovvero la capacità di autocontrollo, l’affidabilità e il senso del dovere) è uno degli aspetti più richiesti e desiderabili.
Per la maggior parte dei lavori, la capacità di essere “coscienziosi”, è un fattore predittivo importante, ma non per lavori in cui c’è bisogno di talenti puri.
I talenti sono poco coscienziosi, non perché non abbiano un alto senso del dovere ma perché la loro genialità si porta inevitabilmente dietro la tendenza a uscire dal selciato.
Elon Musk non sarebbe stato un dipendente modello: le sue uscite (compresa quella di fumarsi uno spinello durante il podcast di Joe Rogan) sono “poco coscienziose”…
Ma un Elon Musk più moderato non avrebbe creato Tesla, Space X, Neuralink e Boring Company.
A volte i leader e i talenti sono persone a cui tocca infrangere, o almeno forzare, le regole…
Essere “coscienziosi” è un’ottima cosa per la maggioranza dei nostri lavori… ma difficilmente la coscienziositá è un fattore che porta a fare salti significativi verso qualcosa di innovativo..
