Una riflessione personale (dopo un lungo viaggio).



Ho girato in lungo e in largo, seguendo il “flusso” e l’inquietudine per anni.

Ho avuto a che fare con migliaia di persone, alla costante ricerca di “nuove avventure”, mosso dall’adrenalina e dall’euforia di fare o vedere sempre cose diverse.

Non sono stato mai fermo, perennemente affetto dalla bramosia di aprire sempre strade diverse o di riesaminare con dolore quelle vecchie per capire come migliorare e costruire qualcosa di diverso.

Una continua proiezione nel passato e nel futuro: qualcosa che spesso mi ha fatto progredire enormemente, ma che altrettanto spesso mi ha tolto il presente, la bellezza delle piccole cose e il godimento di quel benessere che noi occidentali abbiamo dalla nascita ma che sembra non bastarci mai.

Eppure, indipendentemente dalla bellezza del viaggio e della dinamicità della vita, andando avanti ad accumulare esperienze, osservo che le cose che mi portano benessere sono sempre i ritorni:

– quei momenti di pausa fra una cosa e un’altra;

– quegli attimi in cui ti fermi, rifletti in solitudine e stai nel “qui e ora” con quelle poche persone che ci saranno sempre;

– quegli abbracci che sembrano non finire mai e che danno senso a tutto il resto (o che lo tolgono, spingendoti a chiederti fino a che punto abbia senso correre per avere quel “resto”).

La sfida per chi viaggia spesso (fisicamente o col pensiero), è sempre quella di riuscire a sentire fino in fondo quell’emozione fra una frenesia e l’altra: cercare di starci dentro per il maggior tempo possibile, prendendosi lo spazio per assaporarla con calma, senza fretta e senza pensare a ciò che è stato ieri o a ciò che verrà domani.

Una pausa in mezzo a quell’eterna inquietudine che è uno straordinario motore, ma che spesso può diventare una sorta di gabbia mentale da cui è difficile uscire.

E alla fine bisogna dar retta a chi dice che la felicità è un attimo: un istante dietro alle piccole cose che non hanno bisogno nè di beni, nè di status, nè di potere nè di viaggi frenetici sempre alla ricerca di qualcosa che non c’è… o che forse c’è, ma non dove la stai cercando.

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