La differenza fra il talento e la mediocrità

Tutti hanno un talento ma la quasi totalità di noi è mediocre in quello che fa per la maggior parte del tempo.

Differentemente da quello che pensiamo, la ragione è da ricercare più nell’ambiente in cui ci troviamo che nelle catteristiche personali.

In 17 anni di lavoro ho conosciuto decine di colleghi fenomenali… campioni di apnea, cinture nere di tutti gli sport, iron men, artisti di strada, attori, scrittori, comici e fantasisti….. tutti talenti dal Lunedì al Venerdì (ma dalle 17 in poi…).

Negli ambienti di lavoro il tasso di mediocrità  si attesta a livelli altissimi principalmente perchè la maggior parte di noi non fa un lavoro che è nelle proprie “corde”: impostiamo il nostro percorso professionale scegliendo scuola ed università in età prematura, magari sotto i consigli di parenti sopravvissuti alla guerra che pensano ad un “ingegnere” o un “dottore” come a supereroi in grado di provvedere al sostentamento di sè e delle future 7 generazioni..

In questo contesto, anche ammesso che dopo aver selezionato chirurgicamente una facoltà riusciamo a mantenere la stessa idea senza cambiarla in itinere (il che presuppone tra l’altro che il nostro percorso di studi si riveli come effettivamente lo avevamo immaginato), subentra il problema della discrepanza fra ciò che impariamo e ciò che ci viene richiesto dal mondo del lavoro..

Ci troviamo così “decontestualizzati”, frastornati da una realtà sconosciuta e con possibilità molto limitate per cambiare, sperimentare e trovare il lavoro che meglio rispecchia le nostre caratteristiche.

La cosa non migliora quando abbiamo a che fare con dei superiori che a loro volta hanno un tasso di mediocrità assimilabile al nostro perchè valutati su parametri quali “lavoro duro” ed “accondiscendeza” (entrambi fattori apprezzabilissimi ma tanto facilmente reperibili quanto lontani dal concetto di “talento”).

La morale della favola è che se sei mediocre in quello che fai (e la maggior parte di noi lo è), o cambi quello che fai o fai del tuo talento un mestiere..

Differentemente da quello che pensiamo, la ragione è da ricercare più nell’ambiente in cui ci troviamo che nelle catteristiche personali.

In 17 anni di lavoro ho conosciuto decine di colleghi fenomenali… campioni di apnea, cinture nere di tutti gli sport, iron man, artisti di strada, attori, scrittori, comici e fantasisti….. tutti talenti dal Lunedì al Venerdì (dalle 17 in poi…).

Negli ambienti di lavoro il tasso di mediocrità  si attesta a livelli altissimi principalmente perchè la maggior parte di noi non fa un lavoro che è nelle proprie “corde”: impostiamo il nostro percorso professionale scegliendo scuola ed università in età prematura, magari sotto i consigli di un parente sopravvissuto alla guerra che pensa ancora che l’ingegnere o il dottore siano supereroi che con la semplice laurea sono in grado di provvedere al sostentamento di sè e delle future 7 generazioni..

In questo contesto, anche ammesso che dopo aver selezionato chirurgicamente una facoltà riusciamo a mantenere la stessa idea senza cambiarla in itinere (il che presuppone tra l’altro che il nostro percorso di studi si riveli come effettivamente lo avevamo immaginato), subentra il problema della discrepanza fra ciò che impariamo e ciò che ci viene richiesto dal mondo del lavoro..

Ci troviamo così “decontestualizzati”, frastornati da una realtà sconosciuta e con possibilità molto limitate per cambiare, sperimentare e trovare il lavoro che meglio rispecchia le nostre caratteristiche.

La cosa non migliora quando abbiamo a che fare con i nostri superiori che a loro volta hanno un tasso di mediocrità assimilabile al nostro perchè valutati su parametri quali “lavoro duro” ed “accondiscendeza” (entrambi fattori apprezzabilissimi ma abbastanza lontani dal concetto di “talento”).

La morale della favola è che se sei mediocre in quello che fai (e la maggior parte di noi lo è), o cambi quello che fai o fai del tuo talento un mestiere..

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