“Ricordatevi che la vita è più grande del campo…” (Roger Federer)
Spesso viviamo in mondi e organizzazioni che ci sembrano “universi” ma che, in realtà, sono solo piccolissimi microcosmi.
Specialmente nel business, crediamo di essere unici, di appartenere ad un gruppo diverso, esclusivo, elitario.
Quando qualcuno occupa posizioni di potere o ha qualche job title ritenuto più prestigioso, questo effetto è amplificato.
Non è raro che, idolatrati da ridotti gruppi di persone in poche decine di metri di “campus”, in contesti fortemente gerarchici, ci si innamori di se stessi… diventando vittime dell’effetto Dunning Kruger e illudendosi di essere più influenti o intelligenti di quanto non si sia nella realtà.
Una distorsione percettiva dell’ego che falsa completamente la prospettiva creando ambienti tossici e poco piacevoli.
La verità è che a prescindere dal ruolo e dallo status, il nostro operato incide per una parte infinitesimale nell’universo e difficilmente fra qualche anno si qualcuno ricorderà di noi (anche all’interno di contesti in cui, per un lasso di tempo minuscolo, siamo stati considerati delle “star”).
Roger Federer, ex numero uno del tennis mondiale, durante un discorso al Dartmouth college (dove ha preso un dottorato “honoris causa”), ha riassunto questo concetto così:
“Ho lavorato molto, imparato molto e ho corso molti chilometri in quel piccolo spazio con la rete… ma il mondo è molto più grande di così”.
Qualcosa di cui ricordarsi anche quando siamo i “numeri uno” in un campo piccolissimo.
Discorso completo: https://lnkd.in/dxZ2f52y
Per approfondimenti: “Ego è il nemico” (Ryan Holiday) e “Dall’origine” (David Christian)